Il 2 luglio 2021, è stata pubblicata una importantissima nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, a firma proprio del Direttore Centrale per la tutela, la sicurezza e la vigilanza del lavoro, dott. Orazio Parisi, nella quale si richiamano i principi fondamentali di tutela dei lavoratori, in questo caso legati al c.d. stress termico ambientale, i cui rischi nascono in conseguenza delle condizioni microclimatiche della stagione estiva, caratterizzata da temperature particolarmente elevate.
L’argomento è molto spesso trascurato ed il rischio microclimatico non diviene quasi mai oggetto di puntuale valutazione, forse in ragione del fatto che viene considerato come rischio inevitabile perché legato alla “naturale” evoluzione delle stagioni e subordinato alla pressante necessità di proseguire con le lavorazioni, le cui tempistiche sono dettate dal committente e dalle esigenze finanziarie delle imprese.
A ben guardare la norma, però, la specifica valutazione del rischio non è una semplice prerogativa degli addetti ai lavori ma un vero e proprio obbligo in capo ai principali soggetti prevenzionistici del settore edile, Datore di Lavoro in primis ma anche il Coordinatore per la Sicurezza.
Il Testo Unico per la salute e sicurezza dei lavoratori prescrive al datore di lavoro di valutare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari come potrebbe certamente essere lo stress termico ambientale collegato all’ esposizione al calore.
È dunque necessario valutare i rischi connessi alle c.d. patologie da calore che non dipendono solo dalla temperatura, ma anche dall’umidità, dalla ventilazione e dall’irraggiamento, individuando idonee misure di prevenzione e protezione e prevedendo una funzionale pianificazione delle attività.
Per le ragioni descritte, il Piano Operativo di Sicurezza redatto dal DdL dovrà contenere sia la specifica valutazione che, ovviamente, le principali misure che occorre adottare in cantiere:
- Predisposizione di specifiche aree di riposo ombreggiate o di luoghi freschi per le pause;
- Organizzazione di orari, turni e pause di lavoro in modo da minimizzare i rischi anche, ad esempio, variando il canonico orario di lavoro così da sfruttare le ore meno calde o effettuare rotazioni tra i lavoratori esposti;
- Disporre di acqua fresca sia per bere che per rinfrescarsi.
Sulla base di queste valutazioni anche il lavoratore dovrà tenere un comportamento coerente, evitando di esporre la pelle nuda (che assorbe più calore) allo stress termico ambientale originato dall’irraggiamento diretto del sole, bevendo regolarmente, così da compensare le perdite di liquidi causate dalla traspirazione ed evitando di consumare pasti troppo abbondanti e difficili da digerire.
STRESS TERMICO AMBIENTALE E IL RUOLO DEL COORDINATORE
Anche il Coordinatore per la Sicurezza è chiamato a contrastare questi rischi microclimatici così come gli viene richiesto dalla norma, all’Allegato XV (Contenuti Minimi dei Piani di Sicurezza nei Cantieri Temporanei o Mobili), in cui si legge che il CS (sia in fase di progettazione che di aggiornamento) effettua l’analisi dei rischi presenti, con riferimento all’area e alla organizzazione del cantiere, alle lavorazioni e alle loro interferenze (..) facendo in particolare attenzione (..) anche ai rischi derivanti da sbalzi eccessivi di temperatura.Nel PSC il Coordinatore provvederà dunque a:
- predisporre un layout di cantiere in cui siano previste apposite zone fresche o ombreggiate;
- progettare (anche con eventuali successivi feed-back) lo svolgimento delle lavorazioni più esposte in maniera tale da evitare le giornate e gli orari più critici sotto l’aspetto climatico.
Il Coordinatore dovrà anche prevedere la verifica della presenza in cantiere degli addetti alle emergenze a cui fornirà un’attenta informazione circa i rischi e le conseguente legate alle patologie da calore che possono essere lievi, come crampi, svenimenti, edemi, ma possono anche portare ad effetti di maggiore gravità, come congestione, colpo di calore e disidratazione, non dimenticando che condizioni di caldo estreme possono anche determinare l’aggravamento delle condizioni di salute di lavoratori con patologie croniche preesistenti.
La citata nota dell’Ispettorato Nazionale contiene uno specifico richiamo anche agli organi di vigilanza a cui viene richiesto, nel corso delle verifiche ispettive, di monitorare attentamente anche il rispetto delle descritte misure preventive e protettive.
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