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Davvero si può parlare di incitamento allo sfruttamento? Davvero ci si deve indignare per lo spot del Parmigiano Reggiano in cui l’attore Stefano Fresi, descrivendo il lavoro di un operaio tipo del Consorzio, dichiara che quest’ultimo è a lavoro 24/7, ogni giorno dell’anno?

Se il parametro è questo allora almeno il 30% delle pubblicità non dovrebbe essere trasmesso dai mezzi televisivi e web; ricordo ai più smemorati un recente spot di un’azienda di energia in cui vengono ripresi i soggetti in campo, tra cui una nota atleta paralimpica, sopra alle coperture di svariati edifici, senza alcuna protezione anticaduta.

Beninteso, chi scrive ha sempre criticato l’asfittica capacità dell’informazione generalista, di parlare di infortuni sul lavoro e morti sul lavoro, ma se sostituiamo il silenzio con inutili polemiche mediatiche, allora il danno sociale comunque rimane.

“E’ una pubblicità, un’opera di finzione – dice Fresi – e quando ‘Renatino’, che non si chiama così nella vita, racconta di essere felice di non andare a Parigi e di non vedere mai il mare perché lavora 365 giorni al Parmigiano Reggiano, è una cosa che serve allo sceneggiatore per magnificare il prodotto” (fonte www.ansa.it )

Lo spot del Parmigiano Reggiano è pura finzione e come tanti altri spot mira a comunicare una vendita di un prodotto, senza soffermarsi sui dettagli; allo stesso modo si potrebbe dire che nel (presunto) laboratorio, gli ospiti stanno senza le più elementari protezioni igienico sanitarie per la produzione di alimenti.

Stiamo davvero facendo la cosa giusta o stiamo abusando del politicamente corretto però con il principio delle targhe alterne?. Stiamo parlando di una prova pratica sul tema HACCP e tutela del lavoro o di una réclame?

Da tempo c’è carenza di informazione e di approfondimento sulle tematiche legate al lavoro; sfruttamento, infortuni, morti, stanno pian piano arrivando ad avere una eco giornaliera sui mezzi di informazione generalista.

Questa cosa era impensabile fino all’aprile di quest’anno, poi c’è stato l’infortunio di Luana D’Orazio e pur nella tragedia, qualcosa forse sta cambiando anche nel modo di approcciare a questi problemi da parte dei giornalisti.

Eviterei quindi inutili distrazioni di energie verso situazioni che poco hanno a che vedere con il mondo della sicurezza sul lavoro; se proprio vogliamo fare un rimprovero al buon Fresi, perchè non invitarlo, insieme ad altri volti noti del piccolo e grande schermo italiano, a realizzare una campagna di informazione istituzionale su questi temi?

Attenzione a non essere più realisti del Re, siamo addetti ai lavori nel campo della sicurezza sul lavoro e dobbiamo saper discernere tra un reale messaggio sbagliato nei confronti dei lavoratori e dei consumatori e un falso problema generato forse per qualche click in più. 

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F.to Redazione Tecnica