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La spirale non sembra arrestarsi ed anzi, se possibile, si sta ripiegando su se stessa non consentendo nemmeno di vedere una flebile luce in fondo al tunnel per la sicurezza nei cantieri. Parliamo di lavori, committente, imprese, professionisti, il tutto trasformato in un mix esplosivo amplificato da una situazione economica i cui miglioramenti sembrano essere di là da venire, ma procediamo con ordine. Il rapporto tra il committente e gli adempimenti legati alla sicurezza nei cantieri non è mai giunto “a compimento” nonostante che in agosto siano passati ben venti anni dall’emanazione del D.Lgs. 494/96 e benché di acqua sotto i ponti (in termini di nuove leggi, informazione e infortuni…) ne sia davvero passata tanta.

Cartina di tornasole per la precedente riflessione è sicuramente il gergo “tecnico” che sovente viene utilizzato dal committente privato, rimasto ancorato a termini come Concessione Edilizia e simili, che dimostra come la sua informazione sui mutati adempimenti che ormai da anni caratterizzano la burocrazia urbanistica sia rimasta al palo.

E’ doveroso analizzare però per quali soggetti è effettivamente passata molta acqua sotto i ponti con Imprese e Professionisti posti tra doveri formativi e pratici sempre più complessi e un mercato che non sempre riconosce certi sforzi ed il committente che si trova magari a commissionare un nuovo lavoro a distanza di anni senza effettivamente potersi rendere conto di quanto siano state modificate le procedure e gli adempimenti.

EMANCIPAZIONE DEL COMMITTENTE?

La scoperta del libero mercato da parte del committente, sia esso in termini di minimi tariffari per i Professionisti o di affrancamento verso una fidelizzazione nei confronti di imprese, si poneva come un bivio fondamentale ben prima della crisi economica, individuando due percorsi ben distinti anche come punti di arrivo. Sfortunatamente tra la possibilità di ottimizzare i costi mantenendo (o ampliando) il rapporto di fiducia con Professionisti/Imprese e la via alternativa della scelta del mero “massimo ribasso”, quest’ultima ha avuto facile presa.

Il committente si dovrebbe domandare quanto giovamento può portare nel medio-lungo periodo queste scelte e questa via e se veramente è conveniente ribaltare i ruoli che decenni di edilizia hanno stabilito ed assodato, dove in una filiera verticale, il committente individuava il Tecnico che oltre a provvedere alle sue esigenze, lo tutelava da scelte sbagliate proprie e/o subite dagli esecutori dell’opera.

Infatti sembra essere saltato di punto in bianco anche il “rispetto delle parti” con gli esecutori che pur di accaparrarsi un’opera omettono alcune delle informazioni basilari che poi il Professionista si trova a dover risolvere.

Non è un caso che come trattato anche nell’articolo FUORISALONE 2016: LA SIUREZZA NON E’ DI TENDENZA, la gravità dello spacchettamento della forza lavoro e la successiva ricomposizione ogni qualvolta vi sia necessità è argomento totalmente sconosciuto al committente, a cui interessa solitamente il mero totale in calce all’offerta.

Il buonsenso dovrebbe andare ben al di là della normativa e della sua conoscenza specifica ed appare chiaro anche ad un occhio inesperto, che un singolo lavoratore non possa prendersi carico di realizzare certe tipologie di opere con le dovute tempistiche e professionalità.

Pur essendo il tempo “galantuomo”, è evidente che spesso il beneficio guadagnato nell’immediato comporta un dispendio nel medio-lungo periodo assolutamente maggiore rispetto al vantaggio economico delle scelte iniziali ma nonostante ciò appare improbabile un ritorno al passato.

Per garantire un valido criterio di oggettività sull’analisi in corso, va comunque sottolineato che se si possono segnalare opportunismi da parte dei soggetti esecutori, può non andare meglio comunque con i Professionisti, che spesso non rispecchiano l’etimologia del termine.

COMMITTENTE E PROFESSIONISTI

Prima di una breve analisi sull’antropologia dei Professionisti, appare opportuno il richiamo ad una citazione dell’Arch. Renzo Piano, che seppur parzialmente svincolata dal contesto in cui era inserita, appare in linea con l’intera riflessione.

L’Arch. Piano ha voluto sottolineare con la frase «Tutto è legittimo per carità. Anche farsi da parte» la volontà di un Professionista che non si rispecchia più con gli obbiettivi posti in origine e con mutamenti delle scelte iniziai che non possono non ricadere su tutta l’opera.

Questa riflessione sembra consona ad aprire una breve analisi sulle problematiche che possono essere riscontrate in seno ai Professionisti; a prescindere da ogni debolezza del sistema dovrebbe essere analizzata ogni opportunità lavorativa con maggiore spettro di valutazione ed oggettività ed avere il “coraggio” in seno ad un’offerta o durante la realizzazione di un’opera, di poter “dire basta” ancor prima che questo stop possa essere imposto da problematiche di natura legislativa.

Tornando alle spigolature presenti in un anomalo sistema di libero mercato tra Professionisti, c’è una criticità di fondo nella normativa, che è quella di poter garantire anche a Tecnici non iscritti ai rispettivi Albi/Collegi Professionali, di svolgere il ruolo di Coordinatore per la sicurezza nei cantieri; sia chiaro che quest’ultimo aspetto non vuole essere una critica né all’una né all’altra parte; sarebbe solo auspicabile che si partisse da una base univoca di obblighi fiscali e formativi che quindi possa garantire la possibilità di emettere la migliore offerta a parità di condizioni effettive.

Inoltre la vera formazione in materia è spesso originata dall’effettiva esperienza tramite progettualità e direzione di opere per le quali è evidente che i soggetti richiamati nel periodo precedente non possano prendere parte.

Secondo l’adagio popolare “la verità sta nel mezzo” si renderebbe quindi opportuna e necessaria maggiore professionalità da parte dei delle due categorie citate (operatori e Professionisti) ma è altresì ovvio che la Professionalità costa in termini economici e quindi ritorniamo alla riflessione di partenza, con una strada imboccata ed una filosofia “al massimo ribasso” che sarà difficilmente scardinabile.

Dai primi “pionieri” che si sono confrontati agli albori del D.Lgs. 494/96 con il ruolo di Coordinatore per la sicurezza nei cantieri piuttosto che come Responsabile dei Lavori, l’analisi del mercato ha visto per circa dieci anni un numero “limitato” i Tecnici abilitati in materia, con in parallelo un’ampia fetta di Professionisti che nulla volevano avere a che fare con l’argomento.

Il crescente numero di neo Laureati immessi in un mercato già saturo, la carenza di opportunità lavorative e il minor discrimine in ingresso per l’abilitazione e l’esercizio come coordinatore, ha fatto sì che dal 2005 al 2010 i numeri degli abilitati come coordinatore per la sicurezza in cantiere crescessero in modo esponenziale.

SICUREZZA NEI CANTIERI: ANAMNESI-DIAGNOSI-CURA

Come si userebbe dire in termini medici, fatta l’anamnesi e la diagnosi dovremmo quindi passare alla cura e qui tutto diventa particolarmente complicato. La complessità sta proprio in una serie di correttivi che andrebbero applicati dalle parti in causa (committente, professionista, imprese) e nella contemporaneità di tali applicazioni.

Al fine di risolvere alcune delle problematiche sopra riportate potrebbe innanzitutto essere creato un elenco pubblico per i Professionisti abilitati (e regolarmente aggiornati) presso gli Organi Ispettivi territorialmente competenti, che possa consentire una verifica sull’effettiva possibilità di esercitare tale ruolo da parte dei colleghi e anche un controllo preliminare all’incarico da parte delle committenze.

Dovrebbe poi essere risolta una problematica fiscale di non poco conto, riportando egual misura tra i diversi trattamenti fiscali dei Professionisti perché per esempio l’esclusione (anche temporanea) dal regime IVA implica una minor spesa finale a parità di imponibile offerto, rendendo il tutto molto discriminatorio.

Per gli esecutori delle opere, apparirebbe opportuna una maggiore informazione a partire dalle Associazioni di Categoria e sarebbe appropriata la realizzazione di SOA “private” che potrebbero semplificare in parte il processo di valutazione dell’idoneità tecnico professionale, limitando all’origine l’uso di aggregazioni lavorative tra soggetti diversi non riconosciute dalla Legge.

Per il committente, prima di un sistema “punitivo” meglio descritto sotto, dovrebbe essere realizzata una campagna di informazione continuativa sulla complessità del tema e sui rischi legati al mancato rispetto della normativa.

In questo la piattaforma CANTIEREPRO.com ha prodotto con la web app WWW.IN-SICUREZZA.EU un utile sistema informativo che sia in grado di riassumere al committente le casistiche di base in cui la sua opera va a ricadere e quindi gli adempimenti, tempistiche e sanzioni previste per la sicurezza nei cantieri.

Come spesso accade purtroppo il senso civico nostrano è molto ondivago e sordo a ogni input esterno non di natura economica (multe o sanzioni) e questo aspetto potrebbe essere anche affrontato tramite un sistema di verifica a partire dalle detrazioni fiscali che valuti l’effettiva presenza della Notifica Preliminare in base al numero si esecutori risultanti dalle fatture e respinga le richieste che non ottemperano a questi parametri.

Il lettore si sentirà sicuramente parte in causa con questa lunga riflessione ed oltre le brevi ipotesi indicate sopra, avrà sicuramente critiche e ulteriori rimedi da poter aggiungere alla “lista”; rimane comunque un ultimo aspetto di fondo da parte del committente (senza il quale non si può provvedere ad alcuna drastica correzione) legato ad una diversa lettura delle proprie esigenze che oltre ad essere economiche dovrebbero essere ottimizzate al fine di raggiungere scelte consapevoli e poter così consentirsi un’opera realmente “finita e compiuta a regola d’arte”.

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