Lavori su fune negli ETC: l’impatto dei lavori su fune nella quotidianità del mondo dell’edilizia è tema che abbiamo già abbondantemente trattato in molti articoli passati; l’obiettivo di questo breve richiamo è collegato alla valutazione e previsione di sistemi di ancoraggio all’interno di un più generale sistema anticaduta, nel momento in cui determinate tipologie di interventi quali rifacimenti di tetti o facciate, facciano ricadere la progettazione all’interno degli ambiti di Legislazione Nazionale e Regionale inerente il mondo delle linee vita.
Facendo una breve ricostruzione storica soprattutto a beneficio del mondo consulenziale più giovane, l’ingresso delle normative o comunque di regolamenti regionali inerenti questi aspetti si alloca all’inizio degli anni duemila, dove alcune Regioni si sono iniziate a muovere su questo tema con linee guida prima e specifiche regolamentazioni poi.
In modo molto lungimirante all’interno di alcune di queste regolamentazioni, si parlava fin da subito di valutare sistemi di sicurezza per interventi manutentivi futuri non solo sulla copertura dell’edificio, ma anche sulle facciate.
Nei primi anni duemila, i lavori su fune erano una novità, con esclusione degli interventi a carattere di urgenza messi in atto da Vigili del Fuoco e CAI soprattutto sul patrimonio storico. Nonostante questo Acrobatica, attuale leader di mercato per l’operatività su fune, si occupava già di lavori particolarmente rilevanti, dimostrando che quella lungimiranza nel volerla regolamentare, richiamata al periodo precedente, all’atto pratico era più che necessaria.
Queste dinamiche si sono protratte fino alla metà del secondo decennio degli anni duemila e in ambito Tecnico hanno fatto sì che la maggior parte dei Professionisti/Professioniste incaricati di redigere un Elaborato Tecnico della Copertura, si concentrassero in particolar modo sulla progettazione tecnica del sistema anticaduta per accesso/transito/posizionamento sulla copertura, escludendo la possibilità di avere dispositivi di ancoraggio dedicati al lavoro su fune.
Si potrà obiettare che se l’intervento è limitato alla copertura, non vi è obbligo di previsione di un sistema che gestisca eventuali interventi su fune nelle facciate, ma personalmente continuo a sostenere che se siamo Professionisti dobbiamo essere capaci di elevarci al di là del compitino e generare migliori condizioni di sicurezza possibili, anche in ottica futura, a tutela del nostro committente e delle aziende che un domani andranno ad intervenire su quell’involucro edilizio.
Fatta questa lunga premessa arriviamo al focus di questa riflessione e cioè alla capacità di progettare Elaborati Tecnici della Copertura che consentano anche ancoraggi certificati per l’uso con operatori su fune. Questo tipo di lungimiranza deve partire a monte, con un rapporto stretto tra progettista strutturale, architettonico e di sicurezza (ove tutte queste competenze non siano racchiuse in un unico professionista) in modo che sin dalla progettazione della struttura portante si tengano conto di certe necessità di ancoraggio e relativi carichi limite, proseguendo poi nel realizzare un ETC che sia in grado di garantire le migliori condizioni di sicurezza a tutti gli operatori.
Ulteriore obiezione potrebbe essere quella rispetto ai punti di ancoraggio che, come tratteremo in altro approfondimento, possono essere anche ricavati dalla conformazione strutturale dell’involucro edilizio in cui si va a operare; ma tra poter avere un sistema certificato e verificato subito disponibile (ancoraggi strutturali) o dover procedere ad una serie di sopralluoghi per capire se e come è possibile ricavare degli ancoraggi ambientali, direi che la scelta dovrebbe ricadere sempre sulla prima ipotesi.
Questo anche a maggior tutela del committente che in quel caso può permettersi di “consegnare” alla futura impresa un sistema anticaduta totalmente certificato e (si spera) manutenuto, rispetto a lasciare alla libera valutazione tecnica del soggetto esecutore, dove ricavare punti di ancoraggio.
In conclusione, qualche piccolo consiglio ai voi Coordinatori ma anche e soprattutto ai Progettisti Architettonici (meno avvezzi al tema sicurezza ma obbligati alla redazione di ETC nel caso di nomina del CS non necessaria) che vi troverete a dover sviluppare/progettare sistemi anticaduta utili all’ottenimento della pratica edilizia, all’esecuzione dei lavori e alle future manutenzioni:
- Non affidate la progettazione dei sistemi ai vostri fornitori perché essi, non di rado, piegano la progettazione dei sistemi a ciò che commercialmente sarà più di loro interesse in futuro (la manutenzione che ha costi più o meno elevati in base alla tipologia e numero di ancoraggi…)
- Non vi limitate a prevedere sistemi anticaduta di accesso/transito/permanenza ai soli interventi in copertura.
- Implementate la vostra formazione ed informazione addentrandovi sul tema ancoraggi.
Il lavoro su fune sia per cantieri di breve durata, sia in previsione di manutenzioni future e con superfici rilevanti da monitorare, non può essere accantonato, al di là di come la si pensi sul tema in questione, perché si può disquisire su molte tipologie di intervento in facciata rispetto alla Valutazione del Rischio e a tutti i parametri che ne conseguono, ma certo non si può disquisire sull’utilità di questa lavorazione rispetto a interventi di breve durata, soprattutto all’interno dell’ampia fetta di patrimonio edile di tipo storico o allocato nei centri storici di tutta Italia.
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F.to Redazione Tecnica