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La costruzione della Cupola di Santa Maria del Fiore, costruita da Filippo Brunelleschi, ancora oggi suscita stupore e meraviglia per la sua bellezza e maestosità, è infatti una delle imprese più importanti e significative di tutto il Rinascimento. Il lavoro per la sua realizzazione è stato uno dei più alti momenti di sviluppo d’ ingegneria riconosciuto nei secoli, di immenso valore architettonico e artistico.

Era rimasta nella cattedrale una grande cavità larga 43 metri collocata su un tamburo ad un’altezza di circa 55 metri, della cui copertura nessuno, fino ad allora, si era ancora posto il problema di trovare una soluzione concreta.

Inoltre grande preoccupazione creava la vistosa crepa che si era aperta nella muratura ancora fresca di una delle semicupole del grande tronco basamentale.

“Un progetto di centina della Cupola esisteva già dal 1371 e si inseriva in quello del Neri del 1367, ma non convinceva.” 2

Le difficoltà e soprattutto i rischi imprevedibili, erano un capitolo nei discorsi dei fiorentini in quei lunghi cinquantanni ma soprattutto verso il 1410 e subito dopo, quando compiuto il tamburo, si cominciarono a fare i conti e a valutare i mezzi, le forme e i materiali per la volta.

Il 19 agosto del 1418 la corporazione dell’Arte della Lana bandì il concorso pubblico per affrontare il problema della costruzione della Cupola di Santa Maria del Fiore, offrendo 200 fiorini d’oro a chi fornisse dei modelli e disegni soddisfacenti per le armature, i ponti, gli strumenti per sollevare il materiale altro ordigno pertinente alla costruzione. Oltre ai problemi tecnici e ingegneristici, la Cupola doveva anche concludere armonicamente l’edificio, sottolineandone il valore simbolico e imponendosi sullo spazio urbano e dei dintorni.

Il concorso, generalmente considerato come l’inizio della costruzione della Cupola, decretò l’accettazione del progetto ma non il vincitore. A Filippo Brunelleschi venne afficato Lorenzo Ghiberti e Battista d’Antonio.

IL DUOMO DI FIRENZE

Il Duomo di Firenze era un bene pubblico ed i lavori erano finanziati per il 90% dal Comune di Firenze e dall’Arte della Lana, la quali istituì l’Opera del Duomo che gestiva anche il cantiere di Santa Maria del Fiore con un forte senso di responsabilità. Pertanto i due committenti 3 erano il Comune di Firenze e la corporazione dell’Arte della lana, e all’Opera del Duomo è affidato l’incarico di responsabile dei lavori 4.

Per la prima volta nella storia delle costruzioni si inizia a parlare di gestione di cantiere e il Brunelleschi lo organizzò con estrema attenzione in ogni suo aspetto.

Il Brunelleschi, aveva offerto una soluzione semplice e audace: proponendo di fare a meno della centinatura. Si trattava certo di una proposta sorprendente tanto che molti dei suoi contemporanei iniziarono a considerarlo un folle.

La straordinaria impresa di coprire “senza uso di legnami” i quarantuno metri di diametro dell’ottagono procedette metodica per sedici anni. 5

Il Brunelleschi, si trovò a dover gestire un cantiere ad alto rischio infortuni, considerando che il cantiere si sarebbe sviluppato partendo da un’altezza di 55 metri dal suolo. Era, inoltre, un opera innovativa ed unica nel suo genere, pertanto si trovò a dover modificare l’iter costruttivo pensato fino a quel momento.

Dall’agosto 1420 all’agosto del 1436 anno della sua morte, diresse il cantiere con una nuova metodologia, passando da una gestione con più responsabili (capimastri con le loro squadre) che si coordinavano tra loro, a una direzione dei lavori unica, accentrando su di sé la direzione del cantiere e l’organizzazione totale della costruzione. (l’attuale coordinatore per la progettazione e l’esecuzione dei lavori previsto dalla norma D.Lgs. n. 81/2008 ).

Necessità questa, legata anche al fatto che teneva in gran segreto il progetto e i modi di procedere nella costruzione.

Il Brunelleschi nel realizzare il cantiere pose una grande attenzione alla sicurezza dei lavoratori, utilizzando materiali di qualità e verificati, innovando le attrezzature e le macchine di cantiere, modificando in corso d’opera il progetto e lasciando la costruzione in sicurezza anche per le manutenzioni successive, grazie alle buche pontaie. Era stato previsto, per esempio, anche l’inserimento nelle pareti della Cupola di numerosi anelli di ferro per sostenere le impalcature sulle quali avrebbero lavorato gli autori degli affreschi. Questi provvedimenti adottati sono oggi contenuto nel fascicolo tecnico della costruzione (allegato XVII D.Lgs. 81/2008 e D.Lgs. 106/2009).6

Il lavoro in cantiere dava stabilità, generava lavoro all’indotto e creava comunità e appartenenza. Poco prima che il Brunelleschi iniziasse la direzione dei lavori per la realizzazione della Cupola vennero registrati due infortuni mortali nel cantiere nella tribunetta. Questi incidenti provocarono una discussione sull’importanza della sicurezza per la costruzione dell’intera opera.

Dall’archivio digitale, delle fonti dell’Opera di Santa Maria del Fiore “Gli Anni della Cupola” 7 si possono leggere i seguenti documenti:

  • An. 1420, a 28 giugno.
  • A.dì detto (3 giugno), lire 10. soldi 15. ebe Bartolomeo di Fruoxino spedale per
  • per spese fate per lo mortorio di Franciescho d’Agnolo manovale, che chadde dal palcho della tribunetla. – (B. S. rr, a c. 84 t°)
  • An. 1420, a’ 4 settembre.
  • A. di detto (28 luglio), lire 9. soldi che a Tomaxo di ser Lorenzo. Speziale, per lo mortorio di Donato di Valentino che cadde de le mura (B.S. bb a.c. 88)

IL “DISPOSITIVO”

Il Brunelleschi era geloso della sue idee e temeva di essere copiato ed estromesso dalla costruzione, ma nello scrivere il “disposivo” per la realizzazione della Cupola preparò un cronogramma che chiarisse l’idea progettuale, infatti vi si possono leggere le disposizioni costruttive, le modalità di realizzazione con metodica attenzione ai particolari. Egli ha redatto di fatto il primo progetto di architettura che la storia conosca. (Sotto riportato integralmente.)

Il “dispositivo”, per la costruzione della Cupola che il Brunelleschi del 1420, costituisce l’unico suo documento autografo pervenutoci; “in esso appare evidente il senso della certezza che forma la sua progettualità.”8 Più che esprimere un’intenzionalità programmatica egli enuncia il progetto impartendo disposizioni esecutive. In quei dodici punti da lui elencati è contenuta già l’opera finita, ma c’è anche di più, vi sono indicate persino quelle variazioni, incidenti e aggiunte che si dovranno fare, perché “nel murare la pratica insegnerà quello che s’avrà a seguire”.9

II “dispositivo” brunelleschiano, è un documento di sorprendente modernità, non è una sorta di pre-progetto ma, in quanto prevede una serie di operazioni e il modo di attuarle, è già il progetto preventivo dell’opera.

Il significato che assume la Cupola fiorentina va assai oltre le stesse intenzionalità del Brunelleschi. Il mistero della straordinaria realizzazione della Cupola non è solo scientifico e statico, ma coinvolge il rapporto tra la soggettività della scelta progettuale e il caratterizzarsi dell’opera come fatto urbano e collettivo.

Possiamo qui comparare, il dispositivo del Brunelleschi al di Piano Sicurezza e Coordinamento (PSC)10, previsto dalla normativa sulla sicurezza DLgs 81 del 2008 e correttivo D.Lgs.106 2009.

Il PSC, obbliga le ditte che lavorano nel cantiere a coordinarsi pur rispettando la specificità di ogni azienda (Piano Operativo di Sicurezza P.O.S.)11 ma integrandosi nelle fase di costruzione del cantiere senza arrecare rischi aggiuntivi ai lavoratori.

Spetta al Coordinatore in fase di esecuzione che conosce le variazioni costruttive o metodologiche realizzare le eventuali modifiche in corso d’opera, quello che il Brunelleschi poi realizzerà con la revisione e integrazione del “dispositivo” nel 1426.

Di fatto egli aveva preceduto questa norma infatti, già il “dispositivo” iniziale contiene modalità di realizzazione architettoniche e di sicurezza, era non solo l’ideatore e il progettista dell’opera ma anche il coordinatore in fase di progettazione e realizzazione, di fatto tutta la direzione del cantiere era svolta da un’unica figura.

II “dispositivo” del 1420 della cupola di Santa Maria del Fiore, disposizioni progettuali di Filippo Brunelleschi

  1. In prima: la cupola da lo lato di dentro è volta a misura di quinto acuto negli angoli. Ed è grossa nella mossa da pie’ [imposta] braccia 3 e 3/4 (un braccio = 58 cm ca.). E piramidalmente seque sinché alla fine congiunta con l’occhio di sopra rimane grossa braccia 2 e 1/2.
  2. Fassi un’altra cupola di fuori sopra questa per conservarla dall’umido, e perché torni più magnifica e gonfiante. Ed è grossa nella sua mossa da pie’ braccia 1 e 1/4, e piramidalmente segue che insino all’occhio rimane braccia 2/3.
  3. II vano che rimane tra l’una cupola e l’altra sia dappiè [a/piede] braccia 2, nel quale vano si mettano le scale per poter cerchiare tutto tra una cupola e l’altra. E finisce detto vano all’occhio di sopra braccia 2 e 1/3.
  4. Sono fatti 24 sproni, 8 negli angoli e 16 nelle facce. Ciascuno sprone degli angoli sia grosso dappiè braccia 7 dalla parte di fuori. Nel mezzo di detti angoli in ciascuna faccia sono due sproni, ciascuno grosso dappiè braccia 7 dalla parte di fuori. Nel mezzo di detti angoli in ciascuno grosso dappiù braccia 4. E legano insieme le dette due volte, e piramidalmente murati insino alla sommità dell’occhio per usuale proporzione,
  5. I detti 24 sproni, con le dette cupole, sono cinti intorno da sei cerchi di forti macigni, e lunghi, e bene sprangati di ferro stagnato. E sopra a detti macigni sono catene di ferro che cerchiano intorno le dette volte coi loro sproni. Hassi a murare di sodo nel principio braccia 5 a ¼ per altezza, e poi seguire gli sproni.
  6. II primo e il secondo cerchio è alto braccia 2; il terzo e il quarto cerchio è alto braccia 1 e 1/3; il quinto e il sesto cerchio alto braccia 1. Ma il primo cerchio dappiè sia rafforzato con macigni lunghi per lo traverso,sicché l’una cupola e l’altra di posino su detti macigni,
  7. E nell’altezza d’ogni braccia 12 o circa delle dette volte sono volticciuole a botte tra l’uno sprone e l’altro per andito intorno alle dette cupole. E sotto le dette volticciuole tra l’uno sprone e l’altro sono catene di quercia grosse che legano i detti sproni e sopra detti legni una catena di ferro.
  8. Gli sproni sono murati tutti di macigno e pietra forte, e ugualmente le facce delle cupole tutte di pietra forte, legate con gli sproni fino all’altezza di braccia 24. E da indi in secondo si murerà di mattoni o di spugna, secondo si delibererà per chi allora l’avra a fare ma con materia più leggera che pietra.
  9. Farassi un andito di fuori sopra gli otto occhi, che sia sotto imbeccatellato, con parapetti traforati, e d’altezza di braccia 2 o circa, al’avenante delle tribunette di sotto; O veramente due anditi I’uno sopra I altro, su una cornice ben ornata, e I’andito di sopra sia scoperto.
  10. Le acque della cupola terminino su una ratta [piastra rastremata] di marmo larga un terzo di braccia e getti I’acqua in certe doccie di pietra forte murate sotto la ratta.
  11. Farannosi 8 creste di marmo sopra gli angoli nella superficie della cupola di fuori, grosse come si richiede e alte braccia 1 sopra la cupola, scorniciate e a tetto, larghe braccia 2 di sopra, sicché braccia 1 sia dal colmo alla gronda d’ogni parte; e muransi piramidali dalla mossa insino alla fine.
  12. Murinsi le cupole nel modo sopra detto senza armatura, massimamente insino a braccia 30; ma con ponti, in quel che sarà consigliato e deliberato per quei maestri che l’avranno a murare. E da braccia trenta in su secondo sarà allora consigliato, perché nel murare la pratica insegnerà quello che s’avrà a seguire.13

Il “dispositivo” enuncia, in 12 punti l’esatto succedersi di tutte le operazioni necessarie a “voltare” la Cupola. È un testo che, prevede il preciso piano dei lavori e la loro attuazione.

Questo non solo per la preoccupazione con cui sono definite le relazioni strutturali e il dimensionamento formale dell’opera, ma soprattutto per il sintetico accenno all’esito finale dell’immagine figurativa, “magnifica e gonfiante”14; che già ci dà la visualizzazione di quella spinta espansiva ed emozionale prevista dal Brunelleschi fin nell’aspetto percettivo dell’opera compiuta.

La precisa consapevolezza progettuale che traspare da questo “dispositivo” rende ancor più straordinaria la sua realizzazione. 

L’articolo prosegue:

 

Note:

1. Manetti, Antonio di Tuccio, Vita di Ser Filippo

2. Cesare Guasti (archivista dell’Opera) La cupola di Santa Maria del Fiore Arnaldo Forni Editore Firenze Barbera Bianchi e Comp. 1857

3. Il Committente, secondo le indicazioni fornite nella materia dalle direttive europee è, comunque, il primo destinatario degli obblighi ed è il perno della sicurezza nei cantieri temporanei o mobili.

4. Responsabile dei lavori è il “soggetto che può essere incaricato dal committente per svolgere i compiti ad esso attribuiti dal decreto D.Lgs. 106/2009”, con requisiti professionali ed esperienza.

5. Battisti Eugenio, Filippo Brunelleschi, L’opera completa Electa Editrice, Milano 1976

6. Fascicolo tecnico – documento che serve a documentare le scelte progettuali e costruttive messe in atto nel cantiere, realizzato durante la progettazione dell’opera contiene informazioni utili ai fini della prevenzione e della protezione dai rischi cui sono esposti i lavoratori. Tale fascicolo è preso in considerazione all’atto di eventuali lavori successivi sull’opera.

7. www.operaduomo.firenze.it/cupola/home.HTML a cura di Margaret Hanes

8. Pizzigoni Attilio serie Architettura Il Brunelleschi, 1989 Zanichelli Editori Bologna

9. Leon Battista Alberti, Dieci libri sull’architettura, Gela edizioni librarie siciliane, 1993

10. PSC – Piano di Sicurezza e di Coordinamento è specifico per ogni singolo cantiere temporaneo o mobile e di concreta fattibilità, i suoi contenuti sono il risultato di scelte progettuali ed organizzative conformi alle prescrizioni.

11. POS – Piano Operativo di Sicurezza che tutte le imprese devono presentare prima di entrare in un cantiere edile, ai sensi del D.Lgs. n. 81/2008, nuovo Testo Unico Sicurezza sul Lavoro (T.U.S.L.).Il piano tiene conto dei luoghi di lavoro comuni per un impresa di costruzioni (cantieri, magazzino,uffici).

12. Manoscritto conservato presso il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. 13. N.B. Il testo è stato leggermente modernizzato per renderne più agevole la lettura.

14. Leon Battista Alberti, De re aedificatoria, 1452 circa, edizione a cura di G. Orlandi, Milano 1966

Fonte: Quaderni di Fabrica Ethica n.5 – Impresa Sicura: l’Uomo costruttore di sicurezza.

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