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Può essere realmente facile ristrutturare con accordi di "chiavi in mano"? Il mercato italiano, sia dei consumatori che delle imprese e professionisti è pronto per questa dinamica?

La globalizzazione mondiale passa anche dalle abitudini nel costruire che per ovvi motivi normativi risultano differenti nelle varie aree del mondo, soprattutto occidentale; disparità anche per nazioni confinanti o facenti parte di un macro agglomerato geografico (vedi UE).

In un mondo frenetico in cui oltre ai soldi l'altra fondamentale dote sembra essere il tempo, evitare inutili dispersioni di risorse appare un modo intelligente di ottimizzare le vite di ciascuno di noi e di conseguenza tutti quei servizi che consentono di ottimizzare il nostro tempo appaiono di sicuro interesse.

Chi ha avuto la fortuna di confrontarsi come Professionista o Impresa con committenti esteri giunti in Italia, si sarà accorto di come vi siano nazioni che hanno molte similitudini con le nostre procedure e normative, altre dove queste ultime vengono adottate in un modo molto più leggero e altre ancora (soprattutto nell'area anglosassone) dove non riescono a comprendere una filiera che sia composta da più di un soggetto con cui si interfacceranno durante la ristrutturazione o comunque lavori in generale.

https://youtu.be/LQ9e1gBcN-Q

 

Per comprendere da dove viene il fenomeno del ristrutturare chiavi in mano dobbiamo prima aprire una breve parentesi sulla situazione inerente le altre nazioni europee, con particolare accenno all'area geografica anglosassone.

Partiamo con il dire che da uno studio del Consiglio Europeo Architetti in Europa l'Italia è prima per la presenza di Professionisti Laureati che uniti all'esistenza della figura del Geometra (profilo del Tecnico diplomato assente nel resto d'Europa), anche senza il reperimento delle statistiche sugli Ingegneri, porta l'Italia in prima fila per numero di Professionisti Tecnici.

Chi conosce la storia normativa europea, anche quella legata alla sicurezza in cantiere, noterà una certa linearità tra rigidità nella norma e presenza di Professionisti, rispetto al grafico sottostante:

facile ristrutturare

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IL COMMITTENTE INGLESE

Personalmente ho avuto la fortuna di confrontarmi con un committente inglese di alto livello, quindi abituato al mondo della burocrazia e delle carte in generale, che aveva acquisito un complesso immobiliare in Italia. Un grande ostacolo iniziale oltre alle fisiologiche problematiche di traduzione dei documenti, è stato quello di fargli assimilare la burocrazia italiana con tutte le normative di riferimento, sottolineandogli dove queste ultime imputavano al committente un ruolo di primo piano ed una parte attiva.

Vi lascio immaginare la sorpresa ed anche forse un pizzico di sospetto, di questo committente straniero che si trovava di punto in bianco catapultato sulla luna; dal pensare di delegare tutto ad un unico soggetto, confrontandosi con quest'ultimo solo per scelte di natura architettonica ed estetica a dover farsi carico diretto di nomine e adempimenti burocratici.

La Direttiva Europea CANTIERI 92/57/CEE è stata recepita dai Paesi Membri con sostanziali differenze. Pur in regime di Brexit appare utile una breve analisi della normativa per la sicurezza in cantiere che in Gran Bretagna è rappresentata dal C.D.M. Regulations n. 051/2015 entrato in vigore il 06 aprile 2015. Contrariamente al precedente C.D.M. 2007, il Committente non ha più l’obbligo di verifica delle competenze del Coordinatore, del Progettista e dell’Impresa.

In Gran Bretagna non sono presenti Enti similari a Ordini o collegi Professionali ma esistono Istituzioni Private che fungono da garanti delle competenze dei propri associati e forniscono al Committente la possibilità di poter scegliere il Professionista idoneo in base alla tipologia di incarico.

Nel nuovo CDM 2015 la denominazione di Coordinatore scompare con la funzione che viene attribuita al Principal Designer che è in pratica il Professionista predominante nel gruppo dei Progettisti ed a cui il Committente deve dare incarico il più precocemente possibile.

Quest’ultimo, prima dell’inizio dei lavori deve trasmettere al Principal Designer e all’Impresa Affidataria il documento denominato Pre-Contruction Information ove indicherà:

  • l’eventuale presenza di un precedente Fasciolo dell’Opera;
  • il tempo per l’allestimento del cantiere;
  • le condizioni di sicurezza dell’area.

Inoltre dovrà fornire i Servizi igienici necessari al cantiere e altre operatività/informazioni nella Pre-Contruction Phase.

La differenziazione più marcata rispetto alla Normativa italiana riguarda la produzione dei documenti legati alla sicurezza del cantiere nella considerazione che il Contruction Phase Plan (Piano di Sicurezza e Coordinamento) deve essere redatto non da Professionista ma dal Principal Contractor (Impresa Affidataria), mentre il Principal Designer si occupa della redazione del  Healt and Safety File  (Fascicolo dell’Opera).

I compiti del Principal Designer sono:

  • analizzare la sicurezza prima dell’inizio dei lavori;
  • considerare nella fase progettuale le problematiche di sicurezza ed attivarsi affinché si possa ridurre il rischio;
  • valutare le interferenze;
  • definire la durata delle singole fasi di lavoro e dell’intera opera;
  • relazionarsi con l’Impresa Affidataria.

E' evidente quindi che un'organizzazione ottimizzata di quanto previsto dalla norma inglese permette di realizzare un servizio chiavi in mano senza particolari criticità per il committente che viene inquadrato come colui che fornisce alcune indicazioni iniziali e una piccola parte della logistica di cantiere, senza però avere oneri di marcata vigilanza sull'operato dei soggetti in cantiere.

IL COMMITTENTE ITALIANO

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