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Le corde nei lavori su fune: “Si, ma dove si legano?” questa è indubbiamente una delle domande che, pur proposta in questo caso con slang tipicamente senese, mi viene fatta spesso nei corsi di formazione o che comunque esce sistematicamente fuori quando tra colleghi ci si confronta sul tema dei lavori su fune. In premessa devo dire che per quanto mi riguarda il lavoro su fune è mezzo che non può essere escluso a priori per una corretta valutazione del rischio, ma al tempo stesso non può ritenersi la panacea di tutti i mali per operare in quota con condizioni di sicurezza accettabili.

Detto ciò, questa è una domanda che nasconde spesso un vuoto di conoscenza che il mondo della consulenza tecnica di settore dovrebbe colmare prima possibile e che, come già trattato nell’approfondimento legato alla previsione di sistemi anticaduta per lavori su fune negli ETC, fa capire che il tema ancoraggio debba essere pienamente compreso al di là delle competenze tecniche derivanti dai relativi Titoli di studio.

Come si dividono gli ancoraggi?

Esistono due categorie di ancoraggi:

  • Ancoraggi strutturali artificiali: elementi fissati in modo permanente a una struttura, a cui si può applicare un sistema di ancoraggio o un dispositivo di protezione individuale. Conformi alla norma EN 795.

 

  • Ancoraggi naturali o ambientali: devono presentare un’affidabilità pari o superiore a quanto previsto dalla norma EN 795. Nella quotidianità operativa si usano spesso e si trovano sul luogo dove vengono svolte le operazioni e tipicamente sono: alberi, massi, guard-rail, ganci traino di automezzi, pilastri, travi.

Rimaniamo concentrati sui cosiddetti ancoraggi naturali o ambientali che rappresentano la principale tipologia di ancoraggio utilizzato per l’impostazione di lavori su fune, almeno in questo momento storico.

 

Chi compie le valutazioni sugli ancoraggi naturali o ambientali?

In assenza del DdL è il Preposto che ha l’incarico di supervisionare questa scelta e la relativa operatività per la realizzazione in condizioni di sicurezza. Ovviamente questo comporta una necessità di formazione specifica del Preposto che si trova a compiere valutazioni tecniche specifiche che devono maturare solo con una conoscenza elevata delle norme tecniche.

In alternativa, soprattutto per le grandi aziende di settore come Acrobatica, ferma restando la supervisione del Preposto, la valutazione sulla creazione degli ancoraggi di tipo ambientale viene svolta da personale tecnico come architetti e/o ingegneri, con un sopralluogo preliminare e relativo inserimento del dettaglio dell’operatività all’interno del P.O.S.

Quali sono i principali aspetti da monitorare per garantire un ancoraggio ambientale/naturale sicuro?

  • valutare l’entità delle forze agenti;
  • la direzione di applicazione prevedibile e la possibilità di sua variazione;
  • la resistenza dei materiali e delle strutture;
  • la modalità di realizzazione del sistema di fissaggio;
  • valutare la possibilità di implementare il margine di sicurezza (es. rinforzando le strutture di sostegno o predisponendo collegamenti ridondanti);
  • scegliere la posizione dell’ancoraggio in relazione alle necessità del lavoro o della manovra;
  • scegliere posizioni alte, comode, raggiungibili in sicurezza;
  • la struttura che garantirà il collegamento non può avere caratteristiche dinamiche e deve avere una resistenza di 10.000kg di carico statico o di 100kg in caduta da 2.50m (es: travi e pilasti in calcestruzzo, putrelle di acciaio, muri, travi pali o alberi di legno sano e di almeno 25-30cm di diametro ben fissati al supporto o ben radicati, automezzi ben frenati o bloccati con i cunei, ecc…)
  • valutare la possibilità di posizionare il dispositivo di fissaggio in modo di ridurre al massimo le sollecitazioni;
  • in fase esecutiva evitare i tiri inclinati rispetto al carico (rischio di spostamento dell’ancoraggio) o di possibili scorrimenti della fettuccia sulle superfici lisce (es. fare giri morti);
  • in fase esecutiva evitare i collegamenti a strozzo o altre anomale sollecitazioni di cordini e fettucce quali i nodi, gli angoli di apertura superiori a 90° o il mal posizionamento dei connettori;
  • in fase esecutiva verificare che fettucce funi e cordini non siano sollecitati ad usura o sfregamento su spigoli vivi;
  • in fase esecutiva controllare la reazione dell’ancoraggio se va sotto carico o fare una prova preliminare.

Il perché della doppia fune

La previsione di intervento con doppia fune consente di garantire un elevatissimo grado di sicurezza rispetto alla resistenza dei punti di ancoraggio, in particolar modo per quelli ambientali/naturali.

Dalle considerazioni fatte nel paragrafo precedente è ovvio che le valutazioni che portano alla scelta di un determinato format di ancoraggio sull’involucro edilizio esistente, hanno una variabilità legata a una serie di fattori soggettivi. Le valutazioni non sono di tipo matematico, contrariamente a quanto avviene per gli ancoraggi strutturali e vengono sostenute dalla formazione e dall’esperienza del personale addetto, unitamente a condizioni manutentive intrinseche delle parti scelte come ancoraggio ambientale, che potrebbero non essere visibili a occhio nudo.

Conclusione

Appare evidente quindi che ove andiamo a progettare interventi di tipo invasivo su coperture, sarebbe opportuno prevedere punti di ancoraggio strutturali, calcolati, certificati e manutenuti, che consentano uno standard di sicurezza più ottimizzato rispetto ad una valutazione caso per caso dello stesso involucro edilizio, lasciata alla libertà delle future imprese che andranno ad intervenire.

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